Nel circus di F1 per molti anni, spesso al centro di controversi incidenti, ma anche autore di grandissime gare: nella carriera di Romain Grosjean c’è stato di tutto e un po’. Forse i più attenti di voi sanno benissimo “che fine ha fatto”, ma vi assicuro che ci sono una serie di dettagli ed esperienze molto meno conosciute. Ci sono pure novità recentissime, allacciatevi le cinture!
Lo sapevi che non è francese?
Sorpresa: Romain David Jérémy Grosjean Brandt in realtà è nato a Ginevra (Svizzera) nel 1986 e tecnicamente è un pilota svizzero che corre con licenza francese (i piloti non possono battere doppia bandiera sulla loro superlicenza), pur avendo ottenuto negli anni la doppia nazionalità grazie alla mamma che è franco-svizzera. La passione per le corse la eredità però dal papà che fu pilota dilettante. Così il piccolo Romain inizia dal solito trampolino di lancio: il karting. A inizio anni 2000 passa poi alle monoposto e conquista due campionati in tre anni: campionato svizzero di Formula Renault 1.6 (2003) e l’analogo campionato francese (2005). Così facendo attira su di sé l’attenzione della Renault ed entra nel Renault Driver Development (RDD) che lo sostiene anche economicamente.

Le cose si fanno interessanti
Nel 2006 e nel 2007 corre nel campionato europeo di F3 conquistandolo al secondo anno col team ART Grand Prix, guidato all’epoca da Frédéric Vasseur, una delle figure fondamentali per il giovane Romain. Assieme nel 2008 esordiscono in GP2 Series che concluderanno al quarto posto finale. Si conclude così il periodo di Grosjean in ART poiché nel 2009 rimane in GP2 ma cambia team (Barwa Addax). Correrà solo una parte della stagione poiché dopo la pausa estiva viene chiamato da Renault a sostituire Nelson Piquet Jr. al fianco di Fernando Alonso. Così, un po’ improvvisamente Romain Grosjean esordisce in Formula 1. Disputa gli ultimi 7 GP della stagione 2009 senza mai andare a punti, esattamente come il suo predecessore.

La grande delusione e la redenzione
In maniera poco stilosa Renault scarica Grosjean per il 2010, preferendogli il russo Petrov e il buon Robert Kubica. Dopo aver rassicurato Romain in merito al suo posto in squadra, gli viene comunicato che non correrà in F1 solo poche ore prima del comunicato ufficiale che annuncia Petrov. Si apre così una stagione in cui Grosjean sperimenta un po’ di tutto: nel 2010 corre con le GT disputando anche le due prestigiose 24 Ore di Le Mans e di Spa, torna in GP2 nella fase finale di stagione cogliendo due podi e vince la serie minore nota come “Auto GP”. Nel 2011 torna ad una stagione “ordinaria” disputando tutto il campionato di GP2 col team DAMS. Questa è la stagione che apre di nuovo a Romain le porte della F1: 5 vittorie e 10 podi lo portano al titolo di campione di GP2 Series.

Il grande ritorno
E così, meritatamente, Romain Grosjean si guadagna un posto in F1 con la Lotus-Renault, vale a dire la Renault con un nuovo nome dopo che la casa britannica aveva acquistato azioni societarie del team. Nel 2012 la macchina è competitiva (sarà 4^ tra i costruttori) e Romain conquista i primi 3 podi della sua carriera. Purtroppo per lui, non è tutto rose e fiori. Spesso è attore protagonista di pericolosissimi incidenti, su tutti quello con cui alla prima curva a Spa elimina dalla gara se medesimo, Pérez, Hamilton, ma soprattutto Fernando Alonso in piena lotta per il titolo. Questa prima stagione è lo specchio della carriera di Grosjean in F1: tanti colpi di talento intervallati da incomprensibili black-out… Resterà in Lotus per 5 stagioni ottenendo 10 podi di cui ben la metà nel 2013.

Il sogno americano
Nel 2016 Lotus viene riacquistata completamente da Renault cambiando nuovamente nome, ma Romain cambia aria sposando la causa di un team appena sbarcato in F1: si tratta dell’americano Team Haas. Esordiscono con un brillante 5^ posto ma poi i problemi di gioventù si fanno sentire e, a fine anno, i punti saranno solo 29 (tutti ottenuti da Romain). Nel 2017 il team cresce e pur non migliorando il piazzamento in classifica (8^) ottiene 47 punti (28 dei quali di Grosjean). Il 2018 è la miglior stagione, ad oggi, per gli americani: 5^ tra i costruttori, 5 volte in top6 e il 4^ posto in Austria di Grosjean che rimane il loro miglior risultato di sempre. Poi la luce si spegne e Haas entra in una fase d’involuzione terribile trascinando con sé Grosjean che tra il 2019 e il 2020 otterrà solo 10 punti in 36 gare. A fine stagione Romain viene nuovamente accompagnato all’uscio della F1, a causa di dinamiche economiche. Ma c’è di più…

“The man who walked out of fire”
Letteralmente possiamo tradurlo come “l’uomo che ha camminato fuori dal fuoco”. Il motivo? Perché è esattamente quello che Romain è stato in grado di fare il 29/11/2020 in occasione del GP del Bahrain. Subito dopo la partenza un contatto con Daniil Kvyat spedisce Romain contro un guard-rail a oltre 200 km/h. Fin qui nulla di impronosticabile in una gara motoristica. Il problema è quanto avviene nel momento dell’impatto: la sua Haas si divide in due e prende immediatamente fuoco. 27 secondi di apnea. Poi Romain riemerge dall’Inferno. Se la caverà “solo” con delle gravi ustioni alle mani. Racconterà di aver pensato di morire, ma di aver rifiutato tale esito pensando ai suoi figli, trovando così un modo per balzare fuori dalla sua monoposto avvolta dalle fiamme e, per giunta, incastrata nel guard-rail. Sarà la sua ultima gara in F1.

Il sogno americano parte seconda
Nonostante essere stato a centimetri dalla morte, Romain Grosjean è ancora un pilota professionista. Come molti di voi sapranno dal 2021 corre in IndyCar Series negli Stati Uniti. Per il primo anno non ha partecipato alle gare sui pericolosi circuiti ovali (a Indianapolis si sfiorano i 400 km/h!). Ciononostante ha disputato un’ottima stagione cogliendo ben 3 podi. Nel 2022 è passato ad uno dei team più iconici e competitivi della IndyCar: Andretti Autosport. Ha corso in tutti i circuiti, ma i risultati hanno deluso le aspettative con un solo podio e solo 7 top10 su 17 gare. Nel 2023 resterà lì dov’è, con l’aggiunta di una recentissima novità. Dal 2023 sarà sotto contratto anche con Lamborghini col ruolo di pilota di sviluppo del prototipo che esordirà nel World Endurance Championship (WEC) nel 2024, avrà pure limitati impegni con le vetture GT del marchio di Sant’Agata Bolognese. Nel frattempo, a fine 2021, Romain assieme alla moglie Marion ha pubblicato un’interessantissima autobiografia (“La mort en face”, titolo eloquente!), che purtroppo non esiste ancora in italiano. Ma se siete appassionati e ve la cavate con inglese o francese vi darà un nuovo punto di vista su Romain Grosjean.

Un’opinione in controtendenza
Vi lascio con una breve opinione del tutto personale e peculiare: Romain Grosjean è sempre stato massacrato ben oltre i suoi demeriti, che pur esistono. Restano innegabili alcune gaffe ridicolizzanti come il testacoda in pit lane a Silverstone e il famoso incidente scaldando le gomme dietro alla safety car a Baku, con tato di colpa scaricata sull’incolpevole Marcus Ericsson. (“I think Ericsson hit us“, per intenderci). Ho scelto le più celebri, ma ne abbiamo viste di cotte e di crude. Tuttavia, il buon Romain ha ottenuto podi con un’auto competitiva ma che non era sicuramente la prima del lotto. Vero che Raikkonen vinse due gare in Lotus, ma Kimi è Kimi! Ha fatto podio in IndyCar con un team minore, non me ne voglia Dale Coyne Racing ma in oltre 830 gare hanno ottenuto una ventina di podi. Tre di essi con Romain, fate voi il rapporto. Inoltre, ha ancora tanta considerazione nel panorama motoristico come dimostrato dalla chiamata di Lamborghini. Certamente non è l’erede mancato di Alain Prost, ma non ha ricoperto nemmeno il ruolo di Mazepin transalpino, abbiamo visto e vedremo interpreti delle corse in auto decisamente peggiori…