Ancora un passo verso la sostenibilità: la F1 conferma gli accordi sui nuovi motori, che entreranno in vigore a partire dal 2026. Dopo l’introduzione dell’era turbo-ibrida nel 2014 ancora una svolta, questa volta meno roboante, per la massima categoria automobilistica che, avendo fissato l’obiettivo di massima delle zero emissioni al 2030, sta ora movendosi step-by-step per ottenere una trasformazione sì verde, ma non tragica; il primo passaggio sarà quello del 2023, in cui si cercherà di arrivare ad un utilizzo di carburanti 100% sostenibili (in realtà con una piccola preparazione dall’anno precedente, il 2022, in cui alle miscele ora utilizzate vi sarà un’aggiunta del 20% di biomassa).
In realtà alcuni addetti ai lavori avevano addirittura pensato ad un combustibile basato su rifiuti biologici (che, possiate scusarmi la componente nostalgica, ricorda molto Cars 2 e il suo Allinol), ma poi si è trovata una linea guida comune, come confermato dalle parole del responsabile motori della FIA, Gilles Simon, ad Auto Motor und Sport “Quando dimostriamo sostenibilità nello sviluppo di carburanti e propulsori efficienti, inviamo due messaggi: stiamo facendo qualcosa per il nostro sport e stiamo aprendo nuove strade. Se facciamo ai produttori proposte tecniche sensate, dovremmo essere in grado di convincerli. Tutti e quattro i motoristi attivi in Formula 1 ci hanno assicurato che seguiranno questo approccio se riusciamo a dimostrare che ciò è possibile”.
Soprattutto per coloro con il groppone gravato da qualche lustro in più è difficile pensare che la F1 possa superarsi in termini di efficienza, soprattutto quando ci si rende conto che oggi per correre 300 km si utilizzano solo 100 kg di carburante, ma la tecnologia (come sempre) non si ferma… Anzi no! Di fatto le Power Units che faranno il loro esordio fra più di due anni saranno congelate fino alla stagione 2025, per concentrare le potenzialità (economiche e del genio ingegneristico) proprio alla nuova era del 2026.
Le sfide si moltiplicano però quando si pensa che tali tecnologie sono dispendiose anche e soprattutto dal punto di vista del budget ed anche per questo i fornitori nel campionato si sono ridotti ormai solo a tre (Ferrari, Mercedes e Renault dopo l’abbandono prematuro di Honda), ma si sta provando ad abbassare anche il tetto massimo delle spese, come afferma il direttore tecnico della FIA, Nick Tombazis, sempre ad Auto Motor und Sport: “Stiamo ipotizzando un risparmio di 25 milioni di euro all’anno per il motore. Ciò varierà da produttore a produttore. Sono tanti soldi, ma non quanto vorremmo”, con l’autorevole voce di Ross Brown che ribadisce: “i motori dovranno agevolare lo spettacolo ma anche avere costi ragionevoli per le scuderie”.
Ma per ridurre le emissioni la gara parte ben prima del semaforo verde. Basti pensare ai mezzi e agli strumenti che si spostano da un GP all’altro, con un dispendio non trascurabile, ma su cui si è già agito, con la sola F1 che nel 2020 per la produzione TV ha mosso 70000 kg in meno di attrezzature, ma non basta: il consumo effettivo delle monoposto in pista, di cui tanto abbiamo scritto e di cui tanto si parla cotidie è solo lo 0.7% totale di tutto l’universo Formula 1 (sì, avete capito bene, meno dell’uno percentuale); ovviamente è a dir poco complesso organizzare tali trasferte, ma si spera che gli accordi raggiunti nell’ultimo weekend (che ha tra l’altro incoronato per la settima volta Lewis Hamilton, personaggio da sempre vicinissimo alla questione ambientale e non solo), quelli per la stagione 2026 (di cui purtroppo conosciamo ancora pochissimo se non nulla), siano costituiti da una grande revisione a tuttotondo.
We Race As One recita l’hashtag di riferimento di Liberty Media, ma purtroppo F1 ha dimostrato proprio di recente la propria ipocrisia nella questione ‘difesa dei Diritti Umani’ ufficializzando il nuovo GP di Arabia Saudita, Paese che tanto umanitario non è: speriamo dunque, almeno nella difesa del nostro pianeta, che la spinta nel conseguimento degli obiettivi dell’agenda 2030 sia attuata in modalità differenti.